Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Sono purtroppo molte le famiglie che rischiano o subiscono lo sfratto da alloggi ITEA. Famiglie per cui è stato emesso un provvedimento di revoca da appartamenti di emergenza e che rischiano di rimanere per strada. I contratti di locazione temporanea nascono per la gestione delle emergenze abitative e solitamente hanno la durata di tre anni. In alcuni casi si è provveduto al rinnovo per altri tre anni. La Presidente di ITEA ha dichiarato che vanno rispettate le norme e il Regolamento ITEA e dunque quando sia necessario si debba procedere con la revoca alla locazione di questi alloggi. Niente da eccepire e il ragionamento avrebbe anche un senso se le graduatorie ITEA ordinarie scorressero più rapidamente e se ci trovassimo davanti ad un mercato immobiliare privato accessibile, ma purtroppo non è così. A causa della pandemia e del difficile momento storico che stiamo vivendo, ITEA è una macchina che corre con le ruote sgonfie (affermazione della stessa presidente Gerosa) e quindi vengono messi a disposizione meno appartamenti di risulta. Gli sfratti avvengono senza costruire soluzioni dignitose per le famiglie e per i singoli coinvolti, alimentando il disagio abitativo e disgregando ulteriormente il tessuto sociale. Mi chiedo quale sia il senso degli sfratti se gli alloggi (accade quasi sempre) non verranno rilocati in tempi neanche lontanamente brevi in quanto molti, troppi, sono bisognosi di ristrutturazione. Lavori che procedono a rilento (ne sono testimonianza i 1215 attualmente vuoti). Il risultato è: più appartamenti vuoti e più persone in strada. Il diritto all’abitare è un diritto fondamentale dell’uomo e lo Stato e le Istituzioni non possono abdicare al ruolo di garanti di tale diritto che è richiamato nella dichiarazione Onu, nella Costituzione italiana e in molte sentenze della Corte Costituzionale. Ne cito alcune: “È doveroso da parte della collettività intera impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione» (Corte Costituzionale, sent. n. 49/1987); «Il diritto all’abitazione rientra infatti, fra i requisiti essenziali caratterizzanti la socialità cui si conforma lo Stato democratico voluto dalla Costituzione» (Corte Costituzionale, sent. n. 217 del 1988); «Il diritto a una abitazione dignitosa rientra, innegabilmente, fra i diritti fondamentali della persona» (Corte Costituzionale, sent. n. 119 del 24 marzo 1999); «Creare le condizioni minime di uno Stato sociale, concorrere a garantire al maggior numero di cittadini possibile un fondamentale diritto sociale, quale quello all’abitazione, contribuire a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana, sono compiti cui lo Stato non può abdicare in nessun caso» (Corte Costituzionale, sent. n. 217 del 25 febbraio 1988)”. La loro forza è sicuramente superiore alle regole dettate dal Regolamento ITEA! Non mancano le case ITEA, mancano le case ITEA ristrutturate! Oltre il 10% del patrimonio ITEA è vuoto e attende di essere riqualificato. Evidentemente la Società non riesce a stare al passo di questi lavori. Allora perché non affidare la gestione di una parte degli appartamenti da ristrutturare ad amministrazioni comunali, comunità di valle, soggetti del terzo settore e dell’associazionismo che potrebbero svolgere i lavori in tempi celeri e metterli a disposizione delle famiglie che si trovano in situazione di emergenza? Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere: – quanti sono stati gli sfratti ITEA nel 2022 e quanti ne sono in previsione prossimamente; – se non ritenga opportuno coinvolgere le amministrazioni comunali, le comunità di valle, il terzo settore, le associazioni a svolgere lavori di ristrutturazione non di grossa portata in modo da velocizzare la messa a disposizione di appartamenti a famiglie in stato di emergenza; – se non ritenga opportuno bloccare gli sfratti ITEA fino a quando l’emergenza non sarà rientrata.
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LUCIA COPPOLA |
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